Dott.ssa Giuseppina Panarella - Psicologa
Di cosa mi occupo
Quando sui siti di psicologi e psicoterapeuti si leggono elenchi infiniti di "aree di intervento" (ansia, depressione, problemi di coppia, stress, attacchi di panico, lutti, dipendenza affettiva, problemi lavorativi, burn-out eccetera eccetera eccetera) è come se si lasciasse intendere una formazione specifica su queste tematiche e un accomodamento sulla "diagnosi" con cui il paziente arriva in seduta. Il paziente dice "Ho questo". Trova su internet lo psicologo che si occupa proprio di quello e gli chiede di togliergli il problema.
Prima verità: quando si legge la sequela di categorie sui fantomatici siti non significa affatto che il professionista abbia una formazione specifica su ciascuna di quelle aree (anzi, del 99,9% dei casi non è così).
Ciascun professionista avveduto, che abbia fatto una propria analisi personale e che abbia intrapreso un percorso di studi in psicoterapia, sa bene che quella lista di nomi indica le diverse manifestazioni del disagio ma la cui soluzione non sta nel problema per come si manifesta, bensì nelle ragioni sottostanti. Quelle ragioni sottostanti possono essere trasversali, comuni oppure diverse ma in ogni caso emergono nel corso della cura e solo e soltanto dal racconto che emerge insieme al paziente, dalla sua narrazione e dalla direzione della cura del clinico.
Seconda verità: Leggere il proprio disagio con la lente della "diagnosi" non è necessario. Collocare una certa configurazione sintomatica all'interno di un cappello può aiutare il clinico ad avere un'idea, ma costui sa bene che ciascuna cura è sempre singolare e che non ne esiste una universale semplicemente per il fatto che, per fortuna, si ha a che fare con la soggettività.
QUELLA COSA CHE CHIAMANO "ANSIA"

QUELLA COSA CHE CHIAMANO "DEPRESSIONE"

QUELLA COSA CHE CHIAMANO "PROBLEMI SESSUALI"


I cosiddetti "disturbi d'ansia" indicano un'ampia sintomatologia che comprende manifestazioni fisiche (palpitazione, tremore, tensione, nausea) e cognitivo-comportamentali-emotive che possono condurre a evitare situazioni vissute come ansiogene oppure ad esperirle con grande difficoltà.
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La cosiddetta "depressione" è un disturbo del tono dell'umore che può prevedere una perdita di interesse verso qualsivoglia attività, implicazioni vegetative quali disturbi del sonno (insonnia), dell'appetito (aumento o calo ponderale), astenia, sensi di colpa, svalutazione.
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I "disturbi sessuali" possono comprendere tutte le forme che implicano un disagio nella sfera della sessualità (sia legata a condizioni fisiche non dovute a cause organiche sia legate al modo di esperire la sessualità, come nel caso di alcune parafilie che possono divenire invalidanti).
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MA...
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Quelle elencate a titolo esemplificativo sono nient'altro che manifestazioni di una condizione soggettiva specifica che non è etichettabile in una diagnosi. Il "sintomo" può essere simile da persona a persona, ma affinché possa essere sciolto è necessario dare voce alla propria storia di vita e reperirne le tracce originarie.
"Ho paura degli spazi affollati". Viene definita "agorafobia" e fa parte dei cosiddetti "disturbi d'ansia".
Qui la questione in gioco non è l'ansia in sé ma capire cosa si teme degli spazi affollati. Ad esempio, "temere l'impossibilità di scappare perché si è senza uscita". La questione allora diventa da chi è impossibile scappare, e dunque separarsi.
- "Non riesco a sostenere un rapporto sessuale".
La "virilità" spesso non ha a che fare con l'organo, bensì con una posizione soggettiva: autorizzarsi ad essere uomo. Questo potrebbe richiamare, ad esempio, conflitti e rivalità con un altro uomo dinanzi al quale il soggetto è persuaso di dover fare un passo indietro ...

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